Vite brevi di idioti by ermanno cavazzoni

Vite brevi di idioti by ermanno cavazzoni

autore:ermanno cavazzoni [cavazzoni, ermanno]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: archivio ladri di biblioteche
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


e di palpitazioni cardiache; si aggirava al mattino senza parlare per non stancarsi, cercava di agire d'astuzia; cercava nel pattume un boccettino che avesse contenuto il pur-

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sante, frugava nel cassetto dei medicinali o sotto ai materassi, sempre in silenzio, perché per gridare e

accusare le mancava la resistenza del cuore. Trovava del liquido a volte sparso per terra, in cucina, ma non

diceva niente; per chiamare i carabinieri aspettava delle macchie più grosse, anche ad esempio sulla tovaglia o nei pressi del piatto. Sospettava anche il sale.

Poi un giorno cadendo dal gabinetto si lussò l'anca. Da allora stette sempre sopra una sedia rimuginando sulle pietanze e sulla falsa faccia di chi l'accudiva. Questa fu la sua vita. Non le capitò altro.

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18.

IL MARTIRE DEI PIEDI

La vera vita del dottor Dialisi cominciò in età già avanzata, e si svolse tutta attorno a un paio di scarpe. Erano scarpe di cuoio coi lacci. Le aveva comprate un giorno quasi senza provarle, nel 1937, a sessantadue anni;

diceva che vedendole nella vetrina era stato come ispirato. Risultarono poi molto strette e così dure che era

una sofferenza portarle. Però le portava dalla mattina alla sera, e anche alla sera continuava a tenerle fino

all'ora di andare a letto. Era per allargarle e per ammorbidirle con l'uso. Ma le scarpe non si allargarono mai e il piede continuò sempre a soffrirne. Successe però che mentre prima era un uomo senza nessun interesse e

svogliato, da questo momento fu un uomo che ebbe in mente solo le scarpe. Nessuno attorno a lui aveva

sospetto delle sue pene, perché le teneva nascoste. Si notava solo un'andatura prudente come di uno che

cammina sopra le uova, e un'espressione concentrata sul viso, in un certo senso più elevata spiritualmente. I piedi intanto gli si erano spellati, era il 1938, avevan formato nel calcagno un soprosso e in qualche punto

erano entrati in suppurazione. A vederli facevan pietà. Ma era raro si togliesse le scarpe. Solo di notte li

liberava, li stendeva sul letto e li stava a guardare. Non volle mai saperne del calzolaio. Tra lui e le scarpe si era formato un binomio, dedito tutto a infierire sui piedi.

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Il dottor Dialisi aveva una figlia (era vedovo) che si chiamava Veronica. Costei vedendo il mutamento del

padre, il quale non diceva più niente, camminava moltissimo ed era sempre più zoppo, pensò di portarlo da un ortopedico. Bisogna dire che il dottor Dialisi aveva maturato alcune sue idee generali sull'uomo e sulla

predestinazione: la testa ci è data per potere pensare - diceva - la bocca per respirare; le braccia e le mani per abbracciare e accarezzare gli oggetti; le gambe, volendo, per camminare; e i piedi, così esposti e sensibili, ci sono dati per tenere a freno l'orgoglio, l'invidia e la concupiscenza; altrimenti avremmo gli zoccoli, come i

cavalli. Questo lo disse all'ortopedico, durante la visita. L'ortopedico ne restò abbastanza colpito, perché era abituato a considerare i piedi diversamente, come un fatto anatomico e non spirituale.

In seguito il dottor Dialisi accentuò ulteriormente le persecuzioni: aizzava i cani per farsi mordere i piedi;



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